Il ciclista che ci piace
Inutile girarci intorno: siamo tutti, o quasi,pedoni, automobilisti e ciclisti. E in ogni ruolo, puntualmente, ci arrabbiamo con le altre categorie. Perché violano le norme, perché ci rallentano, perché sono imprudenti…
Ma se, invece di arrabbiarci, sfruttassimo il nostro“sapere”per migliorare la circolazione con i vari mezzi? Se tutti lo facessimo, non sarebbe più facile, e soprattutto più sicuro, girare per le nostre strade?
Partiamo dai pedoni: i pedoni che ci piacciono sono quelli che attraversano sulle strisce pedonali, che rispettano i semafori, che tengono per mano i bambini piccoli in prossimità della carreggiata. L’altro giorno, mentre passavo in bicicletta, una bambina di 3 anni è quasi finita sulla strada, per un attimo di distrazione, mentre sopraggiungeva un’auto… A momenti viene un infarto a me, figuriamoci al papà, che gridava come un pazzo mentre correva dietro alla piccola per afferrarla appena in tempo.
Non dobbiamo mai dimenticarlo:basta un attimo. Un solo, piccolo, insignificante momento di disattenzione.
Non bisogna mai, mai abbassare la guardia.
Circolare sulle strade significa prima di tutto responsabilità, per noi e per gli altri.
I pedoni che ci piacciono stanno sempre attenti. Guardano a destra e a sinistra, prima di attraversare. Anche quando hanno la precedenza.
Buttarsi in mezzo alla strada, sulle strisce o meno, non è mai una buona idea. Perché – e qui passiamo all’altra categoria – gli automobilisti spesso non si fermano.
Il buon Camillo Drago, che ha insegnato a guidare a me (e a mezza Bergamo), me l’ha inculcato bene in testa fin dal primo istante: in prossimità delle strisce pedonali ci si ferma per dare la precedenza ai pedoni.
Purtroppo, l’altra metà di Bergamo deve aver imparato a guidare da qualcun altro, perché raramente fa lo stesso.
Per non parlare dei sorpassi azzardati, delle uscite “dritti” dagli stop, dell’abuso di corsie sbagliate per svoltare saltando la coda…
Gli automobilisti sono molto, molto indisciplinati. La fretta dei giorni lavorativi non è una scusa, visto che tali abitudini si ripetono anche nei weekend, e sarebbe opportuno riflettere sul danno che possiamo provocare – a noi e agli altri – prima di metterci al volante o di fare una manovra rischiosa.
Parlo per esperienza personale: il 23 aprile del 2011, la manovra da ritiro di patente di un’automobilista (ubriaca alle 5 del pomeriggio…) si è portata via il mio fratellone. In quel caso, purtroppo, è bastato un attimo.
Sono sicura, sicurissima, che la persona alla guida darebbe qualsiasi cosa per tornare indietro, per prestare attenzione e per non bere prima di mettersi in auto.
Ma tornare indietro non si può.
La prevenzione è l’unica misura possibile.
Non correte. Non mettetevi mai, mai alla guida se avete bevuto.
Ne va della vostra vita, e di quella degli altri.
E se siete in bicicletta,smettetela di pensare che tutto vi sia concesso.
Il ciclista che ci piace si ferma al semaforo rosso.
Il ciclista che ci piace non ignora le piste ciclabili, costeggiandole.
Il ciclista che ci piace non viaggia affiancato, occupando la carreggiata e ostruendola.
Il ciclista che ci piace è esattamente come il pedone e l’automobilista che ci piace: prudente, rispettoso delle regole, responsabile e consapevole che basta un attimo.
Un solo, piccolo, insignificante momento di distrazione.
E tutto può cambiare, per sempre.
Chiara Poli
( http://chiarapoli.blogspot.it/)